Lo stress è considerato una risposta ad una nuova condizione imprevista e non controllabile che, in funzione della sua intensità e durata, può migliorare le nostre prestazioni fisiche e mentali o diventare una condizione invalidante, associata a alterazioni funzionali e strutturali a livello cerebrale.
In particolare, uno stress intenso e prolungato è spesso associato ad un progressivo insorgere di atrofia dei neuroni in aree cerebrali, quali corteccia pre-frontale e regione limbica, deputate al controllo cognitivo e emozionale. Questa condizione spesso si traduce in riduzione delle funzioni cognitive, ridotta attenzione e apprendimento, incapacità a controllare gli impulsi emozionali.
Le caratteristiche negative soprascritte, presenti nelle condizioni di stress e ansia, sono state ritrovate in un elevato numero di soggetti, fra quelle più frequentemente provocate dalla pandemia Covid-19 e dalle misure di sicurezza imposte per limitare la diffusione del virus.
La paura per il pericolo del contagio per noi e per i nostri cari per un periodo di tempo sconosciuto e imprevedibile, gli sforzi compiuti da ognuno di noi per ridurre e impedire il rischio di contagio, insieme alla presa di coscienza che non vi è via di fuga da questa drammatica condizione, si sono tradotti per gran parte della popolazione, dai bambini ai vecchi, in drastici cambiamenti nei ritmi giornalieri e circadiani, in drastiche modificazioni dei sistemi di istruzione, precarietà lavorativa, criticità economica e ridotta attenzione verso i bambini.