Diverse volte nell’arco della nostra vita ci capita di essere richiamati a fare attenzione al nostro respiro: in una situazione stressante, durante l’esercizio fisico, negli esami medici. Ma quante volte nella nostra quotidianità ci capita di ascoltarci, di dedicare un pensiero a questo movimento così naturale ed al tempo stesso dato per scontato? Alle persone esenti da patologie specifiche del settore capita raramente, molto raramente.
Più che “capita” forse sarebbe più opportuno dire “capitava”. L’infezione da Sars covid-19 ci ha sensibilizzato all’ascolto assai spasmodico delle nostre metriche fisiologiche. Questo virus ha proprio il suo rischio maggiore per l’apparato cardio respiratorio; dunque, siamo stati resi più familiari con i termini “danno polmonare” e “sindrome da distress respiratorio”. Ma la verità scomoda è che respiravamo male già da prima, molto prima.
Respirare è il primo movimento che facciamo da soli nel mondo, quello che da inizio alla nostra vita da esseri autonomi, staccati dal cordone ombelicale. Poi però negli anni, con la mancanza di movimento, con la tecnologia e l’estetica imposta dalla società perdiamo questa spontaneità e questo legame ancestrale con il nostro corpo. La respirazione stessa ed i muscoli che la permettono sono i primi stabilizzatori del tronco e quelli che ci permettono la locomozione, ovvero ci muoviamo perché respiriamo.
Emerge dunque la necessità di curare la respirazione, possibilmente con uno stile di vita sano e variato (esatto, come la dieta, cose che dovremmo fare tutti i giorni). Praticare esercizi respiratori può aiutare comunque la salute e la consapevolezza.
Vi segnalo a tal proposito una serie di video, messi a disposizione gratuitamente dalla scuola di yoga per cui sono istruttrice, sperando vi possano fornire uno spunto di lavoro: ve le consiglio.
27 Maggio 2022
Insegnante di movimento