La mente torna indietro nel tempo e ripercorre i momenti difficili di inizio stagione. Gianluca Lapadula ancora una volta ha avuto ragione nel lungo periodo e si è imposto come sputa-sentenze anche a Cagliari. Goleador di razza che non fa prigionieri. Anche sabato alla “Unipol Domus” ha firmato la rete da tre punti, con la sua squadra in inferiorità numerica, che ha proiettato il Cagliari in piena zona “play-off”. Un giocatore che potrebbe essere catalogato fra i tanti attaccanti troppo legati alle prestazioni individuali e meno al contesto di squadra nel quale operano, ma che nel profondo del cuore amano la maglia che indossano. Contro il Benevento, una delle sue molteplici squadre che lo hanno visto protagonista, dopo il gol ha girovagato per il campo godendosi l’ovazione di un pubblico che oramai lo ha adottato. Ha saputo risollevare le sorti di una squadra che pareva votata a crollare, con Altare ingenuo a farsi espellere ed una caterva di assenze da far dubitare anche il più ottimista. Non è stato così, i resti di un Cagliari decimato hanno fatto quadrato e si sono appellati proprio a “Lapagol” per esser trainati fuori da una situazione difficilissima da gestire anche perchè l’inerzia era tutta a favore dei beneventani. Ed è stato proprio questo il merito maggiore dell’attaccante: farsi carico da solo della fase offensiva, considerato che Luvumbo, entrato al posto di uno sfinito Mancosu, non aveva risposto alle sollecitazioni previste da mister Ranieri. Apparentemente è un goleador atipico, con quel suo caracollare per tutto il fronte d’attacco. Ma poi ha le qualità per essere devastante in area. Vive per il gol, come del resto tutti gli attaccanti di razza. Lo ha sempre dimostrato in tutte le piazze dove si è esibito e proprio non ci si capacitava, agli albori dell’attuale stagione, del perchè non riuscisse a chiudere il cerchio anche a Cagliari. Sinonimo di rispetto è sicuramente quella fascia di capitano, assegnatagli negli spogliatoi prima della gara con il Benevento, che non è episodio casuale, ma testimonia di una certa linea voluta e dettata dall’arrivo del nuovo tecnico. Ranieri fa tanto affidamento su di lui, anche per un discorso di vita vissuta. Lapadula ha vinto nel 2016 una finale di Supercoppa con il Milan (pur sbagliando uno dei rigori decisivi comunque ininfluente nel contesto finale) e non è dunque l’ultimo arrivato. Con la fascia gli è stata delegata la “leadership” ed una investitura certificata per Lapadula che potrebbe anche pensare che in Sardegna non è la solita solfa come negli altri e svariati luoghi dove è stato protagonista. Una toccata e fuga e poi partenza per altri lidi con poca riconoscenza da parte dell’ambiente per quello che l’attaccante aveva saputo dare. A Cagliari potrebbe mettere interessanti radici e progettare un futuro calcistico che lo porti ad esibirsi sino a fine carriera. È già accaduto con altri e non vi sarebbe niente di cui meravigliarsi se accadesse anche per lui. Del resto a 33 anni vanno fatti determinati bilanci e programmazioni per il futuro.