La Coldiretti Sardegna in prima linea nella lotta ai cibi sintetici
Una crociata contro il cibo sintetico. Parte dall’Italia, che fin dallo scorso 28 marzo con un disegno di legge presentato al Consiglio dei ministri da parte dello stesso ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, ne vieta l’utilizzo. Tutto è sbocciato dopo mezzo milione di firme raccolte in tutto il territorio nazionale. Il testo diffida gli operatori del settore agroalimentare e della mangimistica di impiegare nella preparazione degli alimenti, bevande e mangimi “alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati”, ma anche di venderli, importarli, produrli per esportarli e somministrarli. Per i trasgressori sono previste sanzioni da 10 a 60mila euro, oppure fino al 10 per cento del fatturato totale annuo dell’azienda. La Coldiretti Sardegna è in testa a questa sorta di battaglia per evitare il consumo di questi cibi con il suo presidente, Battista Cualbu, imprenditore agricolo, il quale dal 2018 è insediato a capo dell’organizzazione. Legato a colui che è il “deus ex machina” a livello nazionale, il presidente Ettore Prandini, che ha ultimamente dichiarato: “Nel caso della carne si tratta di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia che vengono utilizzate in molti allevamenti tradizionali ed inoltre non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali”. L’organizzazione Coldiretti ha una storia importante, considerato che è in piedi dal 1948 grazie al suo fondatore Paolo Bonomi, una sorta di precursore per la salute pubblica, ed ha sempre tutelato i consumatori, a costo di apparire impopolare al cospetto delle varie organizzazioni che commercializzano (esportano ed importano) prodotti artefatti. Non si tratta di discriminare, ma di salvaguardare quelle che sono le priorità della salute pubblica.