Non vi sono solo le dipendenze da video-giochi, piuttosto che da iPad o iPhone. Hanno una loro ragion d’essere anche quelle affettive. La dipendenza in questo caso disfunzionale è definibile come uno stato patologico in cui la relazione di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza. All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare se stessi e non ascoltare i propri bisogni.
Per alcune persone, le relazioni diventano fonte di insoddisfazione e frustrazione ma, per quanto portare avanti questo legame sembri difficile, il pensiero di rimanerne privi è di gran lunga peggiore.
La dipendenza affettiva si instaura proprio all’interno di questa tensione tra il “non poter vivere con” e il “non poter vivere senza”: il funzionamento della persona dipende dalla propria relazione affettiva.
La dipendenza affettiva fa parte delle “nuove dipendenze”, processi che presentano le stesse caratteristiche della tossicodipendenza ma non sono causati dall’azione di una sostanza di abuso.
La dipendenza affettiva non viene contemplata come diagnosi ma, a partire dagli anni ‘70, è stata esplorata e definita come un disturbo autonomo, che presenta aspetti comuni a tutte le tipologie di dipendenza e, al contempo, caratteristiche peculiari che riguardano l’innamoramento e la relazione sentimentale.
Nel caso della dipendenza affettiva, le esperienze ricadono all’interno di due categorie:
Le fantasie romantiche, che aiutano ad attenuare la paura della solitudine e del rifiuto, promettendo “felicità eterna”
L’esperienza del legame di attaccamento, che placa la paura, consapevole o inconsapevole, di essere abbandonati e illude di eliminare la solitudine e le carenze nell’autostima. Nelle prime fasi dell’innamoramento, le persone esibiscono diversi sintomi correlati alle dipendenze, sia da sostanze che comportamentali, tra cui
a) euforia,
astinenza,
tolleranza,
dipendenza fisica e psicologica, -ricaduta.
L’amore, dunque, potrebbe essere paragonato a una sostanza d’abuso che crea dipendenza. Trovarsi in una relazione stimola le aree cerebrali legate alla ricompensa, proprio come le droghe; allo stesso tempo, porre termine a una relazione può provocare ansia e depressione. Le risposte emotive, in tutti e due i casi, si legano strettamente alle reazioni fisiche, creando una potente spinta verso l’instaurare o il mantenere una relazione affettiva: la relazione, dunque, diventa l’obiettivo e, allo stesso tempo, la ricompensa, che consentirà alla persona dipendente di ridurre la sofferenza e sentirsi meglio. I segni e i sintomi della dipendenza affettiva sono, in gran parte, speculari a quelli delle dipendenze comportamentali, e includono:
Il piacere derivante dall’oggetto della dipendenza
Tolleranza: il bisogno costante di aumentare il tempo trascorso con il partner diminuendo, parallelamente, il tempo investito in attività autonome o contatti con altre persone
Astinenza: la comparsa di emozioni negative molto intense, come ansia, panico, depressione, quando il partner è fisicamente o emotivamente distante
Perdita di controllo: l’incapacità di riflettere in maniera lucida sulla propria situazione e di controllare i propri comportamenti, alternata a momenti di lucidità in cui la persona dipendente sperimenta vergogna e rimorso.
Nella vita quotidiana, questi segni e sintomi si riflettono in una grande varietà di comportamenti e atteggiamenti del dipendente affettivo:
a) Le emozioni del partner hanno più importanza rispetto alle proprie.
b) La stima di sé dipende dall’approvazione dell’altro.
c) Prendere una posizione o una decisione diventa difficoltoso e causa forti sensi di colpa.
d) La paura di essere abbandonati è talmente intensa che la maggior parte dei comportamenti hanno la funzione di evitare la solitudine e il rifiuto
e) Riconoscere ed esprimere i propri pensieri ed emozioni è difficile o spaventoso
La maggior parte del proprio tempo viene impiegato per controllare il partner.
Le conseguenze negative che la relazione produce in tutti gli altri ambiti vengono ignorate.
Le caratteristiche di una dipendenza affettiva si intrecciano, in larga parte, ai tratti di una personalità di tipo dipendente: le persone che si ritrovano a essere dipendenti da una relazione, infatti, presentano spesso i seguenti tratti di personalità:
Difficoltà nel prendere decisioni, anche quotidiane, senza chiedere consigli e rassicurazioni. La mancanza di fiducia nella propria capacità di fare scelte corrette, e l’estrema colpevolizzazione quando si commettono errori, rende terrificante la possibilità di sbagliare. Bisogno che altre persone si assumano la responsabilità di ambiti importanti della propria vita. Le sfide quotidiane diventano difficoltà insormontabili e impossibili da affrontare da soli. Difficoltà nell’essere in disaccordo con gli altri. Una persona dipendente sente di non avere abbastanza valore da poter esprimere un’opinione personale che si discosti da quella di qualcuno da cui dipende. Difficoltà nel portare a termine progetti o attività in autonomia. La paura, in questo caso, riguarda il fatto che le altre persone potrebbero accorgersi del fallimento, percepito come inevitabile. Emozioni negative come ansia o disperazione al pensiero di essere soli o poter rimanere da soli
Assumersi la colpa o la responsabilità di eventi o situazioni negative, anche quando non è vero oppure non è possibile identificare un responsabile. Colpevolizzarsi rappresenta una modalità di mantenere il controllo su circostanze, molto spesso, incontrollabili
Incapacità di creare o difendere i propri spazi o confini
L’associazione americana Dipendenti affettivi anonimi (Love Addicted Anonymous) ha delineato alcuni profili tipici:
a) Dipendente affettivo ossessivo. Non riesce a distaccarsi dalla propria relazione, anche se il partner non è emotivamente o sessualmente disponibile, incapace di comunicare, distante, svalutante, abusante, egocentrico, egoista, controllante, a sua volta dipendente da qualcos’altro (alcool, droghe, gioco d’azzardo, etc.).
B) Dipendente affettivo codipendente. Nella maggior parte dei casi, soffre di mancanza di autostima e cerca, con ogni mezzo, di trattenere con sé la persona da cui dipende, ad esempio prendendosene cura, controllandola con strategie passivo – aggressive, o accettandone gli abusi. In genere, il dipendente affettivo codipendente farebbe qualsiasi cosa per “prendersi cura” del proprio partner, nella speranza che, un giorno, venga ricambiato.
C) Dipendente dalla relazione. Al contrario delle altre tipologie, non è più innamorato del partner, ma non riesce comunque a lasciarlo. Di solito, sono estremamente infelici e spaventati dal cambiamento e dalla possibilità di rimanere da soli.
d) Dipendente affettivo narcisista. Questa tipologia di dipendente usa la seduzione e la dominazione per controllare il proprio partner. Al contrario del codipendente, che accetta la sofferenza, il narcisista non lascia che qualcosa interferisca col proprio benessere e non appare in alcun modo preoccupato della relazione. Quando, però, si trova di fronte alla minaccia di un abbandono, cerca con ogni mezzo di mantenere la relazione, fino ad arrivare alla violenza.
e) Dipendente affettivo ambivalente. Questa categoria, generalmente, soffre di un disturbo di personalità evitante, che causa una ricerca estenuante dell’amore, ma allo stesso tempo il terrore dell’intimità. Questa combinazione può portare, in alcuni casi, a ricercare l’amore di persone non disponibili mentre, in altri, a interrompere le relazioni non appena queste iniziano a diventare più intime e serie.
f) Seduttore rifiutante. Questo dipendente affettivo ricerca un partner per ottenere affetto, compagnia o sesso per poi, quando si sente insicuro, rifiutarlo, in un ciclo continuo di disponibilità e indisponibilità.
g) Dipendente romantico. La dipendenza, in questo caso, riguarda partner multipli. Al contrario, però, dei dipendenti sessuali, che cercano di evitare i legami, i dipendenti romantici instaurano legami con tutti i loro partner, in gradi diversi, anche se le relazioni sono di breve durata o si sviluppano contemporaneamente. Come accade per gli altri generi di dipendenza, la guarigione dalla dipendenza affettiva è un processo complesso e che, in alcuni casi, può richiedere del tempo.
I presupposti fondamentali sono il riconoscimento della propria dipendenza, la presa di coscienza delle conseguenze che essa ha prodotto e potrebbe produrre in futuro e la volontà di intraprendere un processo di cambiamento. Tutto ciò richiede un’iniziale dose di coraggio perché, nella maggior parte dei casi, comporta il porre fine alla relazione disfunzionale e cominciare a gestire l’astinenza. La terapia cognitivo comportamentale per la dipendenza affettiva si compone di diverse fasi: Valutazione e la formulazione del caso. Terapeuta e paziente ripercorrono la storia della relazione attuale e di quelle passate, delineando gli eventi che hanno contribuito all’instaurarsi delle credenze di base di non amabilità e, in ultima analisi, della dipendenza affettiva come modalità per colmarle e compensarle. Nella stessa fase vengono fissati, congiuntamente, gli obiettivi a breve, medio e lungo termine e viene predisposta una rete di sostegno per il paziente, identificando alcune persone fidate da coinvolgere che possano aiutarlo, in particolar modo nelle prime fasi di astinenza.
Concettualizzazione del caso. La consapevolezza del disturbo, delle sue dinamiche e dei circoli viziosi che si instaurano rappresenta il passaggio al riconoscimento dei meccanismi della dipendenza da parte del paziente, fondamentale per capire come gestire eventuali ricadute. Ci si focalizza principalmente sulla ristrutturazione delle credenze disfunzionali legate al proprio valore e alla propria amabilità e sulla gestione delle emozioni legate alla paura della solitudine, del rifiuto e dell’abbandono. In questa fase del percorso, il terapeuta aiuta, inoltre, il paziente a modificare le aspettative irrealistiche nutrite nei confronti dell’amore.
Training sull’assertività. La capacità di riconoscere ed esprimere i propri bisogni ed emozioni, infatti, contribuisce alla costruzione di un più solido senso di sé e della propria autonomia, pur mantenendo una costante connessione relazionale con l’altro. Da un punto di vista comportamentale, la terapia prevede interventi diretti volti ad aiutare il paziente a interrompere vecchi pattern di azione, come, ad esempio, intraprendere nuove relazioni prima di aver riconosciuto i propri bisogni o stabilito dei confini personali, o ignorare alcuni segnali allarmanti nel comportamento abusante del partner, oppure mettere in secondo piano i propri bisogni. Accettazione e gestione delle emozioni dolorose. Quando la relazione terapeutica appare consolidata, il lavoro si concentra su quest’area complessa e cruciale nella dipendenza affettiva. Sentimenti come la colpa, il rimorso o la vergogna, per molto tempo negati e nascosti, vengono fatti emergere all’interno del setting protetto della seduta e, gradualmente, accettati come parte integrante della propria persona, nel qui e ora.
In alcuni casi, la terapia cognitivo comportamentale può essere integrata con tecniche di Mindfulness, di grande utilità per gestire la ruminazione sulla propria relazione, attuale o passata, promuovendo, allo stesso tempo, l’apertura e la consapevolezza delle proprie emozioni e un atteggiamento compassionevole verso se stessi.
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