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Cyberbullismo o bullismo elettronico. Come difendersi.

Il fenomeno “invadente” delle nuove tecnologie informatiche ( telefoni cellulari, internet, podcast ecc.) ha creato un contesto aggregativo sociale nelle giovani generazioni, di specie totalmente nuova.
Da una definizione corrente, questo utilizzo viene a creare una cosiddetta rete virtuale “creativa” che lega i ragazzi in maniera “sotterranea” a tal punto che questo vincolo viene ad essere visto come una effettiva “superpotenza” ovvero una nuova modalità di aggregazione totalmente sconosciuta agli adulti che hanno un rapporto educativo con i ragazzi.
L’avvicinarsi dei ragazzi (e non solo) a queste tecnologie ed applicazioni, favorisce l’allontanamento degli stessi sempre più dal mondo reale e ad essere assorbiti da quello virtuale (è la quinta dimensione di Einstein?).
Oltre naturalmente ad amplificare l’isolamento sociale reale ed a sviluppare una concreta dipendenza, il fenomeno comporta dei rischi più o meno conclamati o concreti. Rischi che vanno dall’essere vittima di adescamento di malintenzionati ovvero utilizzare le tecnologie per compiere reati veri e propri ed infine il rischio di acquisire una diversa scala di valori, che utilizza linguaggi diversi e non conosciuti dagli adulti visti sempre più come alieni.
incontro e interazione, oltre che stravolto le modalità di comunicazione, gli stili di vita, il modo di pensare, la divulgazione del sapere e della cultura. Tuttavia, come è stato constatato anche in occasione del Progetto “Rischi da Nuove Tecnologie” di cui l’Istituto è stato protagonista, accanto a queste opportunità di crescita e arricchimento culturale, i nuovi mezzi di comunicazione di massa portano con sé anche rischi e pericoli e i giovani, purtroppo, sono spesse volte i primi a dover fare i conti con l’aspetto maligno della grande Rete, della telefonia mobile, dei videogiochi. Il pericolo più recente che si nasconde dietro uno schermo è il cyberbullismo, o bullismo elettronico, termine che indica un atto aggressivo, intenzionale, condotto da un individuo o un gruppo di individui usando varie forme di contatto elettronico, contro una vittima che non può facilmente difendersi. Sono considerati atti di bullismo elettronico l’invio di messaggi scortesi, offensivi, insultanti attraverso e-mail, sms, mms, telefonate sgradite o talvolta mute; la diffusione o pubblicazione online di materiale altamente offensivo e denigratorio, come, per esempio, immagini alterate o fotomontaggi della vittima; l’esclusione intenzionale di un coetaneo da un gruppo online, da una chat, da un game interattivo e da altri ambienti protetti da password, con lo scopo di determinarne una riduzione di collegamenti amicali, popolarità e quindi “potere”; l’ormai famoso fenomeno dell’happy slapping, in cui un ragazzo o un gruppo di ragazzi picchiano un coetaneo mentre altri riprendono con il videofonino l’aggressione, che verrà poi pubblicata in Internet, diventando, così, occasione di condivisione e derisione online.
Alcune Università italiane (Torino in primis) partecipano ad uno studio esplorativo proprio sul fenomeno del cyberbullismo, proposto dal Prof. Marco Bertoluzzo, docente di Criminologia presso l’Ateneo torinese, e da una sua tesista.
Con lo scopo di esaminare la diffusione del “bullismo di nuova generazione”, ponendo attenzione anche agli stati d’animo che accompagnano simili atteggiamenti e cercando di capire in che modo è possibile combatterlo, ad alcuni ragazzi dell’Istituto è stato chiesto di compilare un questionario anonimo, composto da un totale di 20 domande chiuse. Le domande sono state formulate prendendo spunto dalle varie ricerche e indagini, svolte in ambito italiano e internazionale, sull’argomento in esame.

SERGIO DEMURU

28 Aprile 2024

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