Parole misurate, nessuna voglia di fare polemiche, ma anche l’ammissione che è stato fatto un passo indietro e che bisogna ripartire da zero. Il giorno dopo il ko contro la Svizzera, Luciano Spalletti ha mostrato di avere le idee chiare: nessun passo indietro, niente dimissioni. Lui continuerà a lavorare per risollevare la Nazionale. Ha iniziato la conferenza stampa con i ringraziamenti “ai tifosi per la vicinanza e per l’amore che ci hanno dimostrato. Grazie ai giocatori che hanno provato a mettere in pratica quello che ho chiesto. Grazie anche allo staff della Federazione nella disponibilità a trovare soluzione ai problemi venuti fuori. Il dispiacere è che attraverso il mio risultato non è possibile far vedere il loro livello di qualità. Io ho le responsabilità più importanti di tutte”.
Se potesse tornare indietro, Spalletti farebbe le stesse scelte: “È un giochino che non faccio quello di tornare indietro perché nella mia vita sono stato sempre attento a guardare quello che devo fare nel mio futuro. Per quel che si è visto, qualcosa ho sbagliato. Ho cercato di ringiovanire la squadra e siccome rimango qui, questo sarà fatto ancora di più in futuro. Si è visto il miglior Spalletti come avevano annunciato nella prima conferenza stampa? La risposta è no. Vedo e leggo che mi è stato attribuito di aver alzato troppo i toni, di aver fatto uso di miti da seguire. Io ho impostato così la mia vita: ci vogliono degli esempi. Ci sono molte cose da far vedere e il mio impegno sarà totale, con delle esperienze in più perché poi bisogna essere completi e onesti nel racconto di queste 14 partite. Io sono entrato quando c’era un’urgenza di risultati e siamo stati bravi fino a un certo punto. Non siamo cresciuti in questo mini percorso fatto e contro la Svizzera abbiamo fatto un passo indietro importante, che non si può accettare. Ma io so che cosa bisogna fare. E vogliamo metterlo in pratica. Con la squadra ho fatto colloqui individuali e ho anche parlato come fa un allenatore a un gruppo, non ho visto criticità nel rapporto con la squadra”. Spalletti sa che il percorso da fare adesso sarà lungo perché non ci sono stati passi in avanti. Anzi… “La partita di ieri ci butta a zero e da lì bisogna ripartire. Bisogna ringiovanire la rosa e ricreare un gruppo. Non ho avuto le risposte che cercavo finora ed è necessario ricreare dal basso, un gruppo che abbia forze nuove. E’ difficile ritrovare un altro Chiellini o un altro Bonucci, ma dando spazio a Calafiori si possono ritrovare giocatori importanti. Dobbiamo fare questo percorso e credere che ci siano delle potenzialità che passano attraverso il gioco e le azioni”. Il c.t. ha poi parlato della notte da poco trascorsa: “La mia vita è stata tutta complicata perché sono state complicate anche le notti in cui ho vinto e poi ho dovuto gestire delle situazioni. Quella di ieri non è stata la notte più difficile della mia carriera. Ne ho trascorse tante a pensare. Chi mi ha sostenuto da ieri sera? Ho tanti amici che mi sono creato in questo mondo e mi hanno scritto. Su tutte il messaggio più bello è quello di mia figlia Matilde. Deluso dai giocatori? Sono deluso dalla prestazione di ieri perché non ho visto la rabbia di riconquistare il pallone, di dover duellare con un avversario alla nostra portata e diverso dalla Spagna per qualità. Contro la Spagna questa rabbia c’è stata, con la Svizzera no. L’umore all’interno della Nazionale era quello corretto, fin dall’inizio, e non eravamo tristi. C’era la giusta riflessione sull’importanza del torneo e dell’Europeo. Stava nascendo un gruppo sano e solido: non diciamo bugie, ma la realtà. Ho visto i giocatori tranquilli in quello che dovevamo fare in allenamento e fuori. Tutti legati, molto amici, molto gioiosi con la sala giochi piena tutte le sere a fare tornei di ogni tipo. La maglia azzurra è un peso? Non lo so, lo proveremo a capire dopo la prestazione di ieri. Ieri pomeriggio ho chiesto chi non se la sentiva di battere il calcio di rigore e qualcuno non ha tirato su il braccio. Bisogna fare il racconto corretto, non per far venir fuori un polverone per non far venir fuori un polverone che non esiste”. Finale sul ruolo che ricopre: “Le differenze tra un allenatore un c.t. sono oggettive. Un allenatore un giorno può dire una cosa, il giorno dopo un’altra, poi lo puoi fare giocare, poi gli riparli e magari lo schieri di nuovo. Qui in Nazionale non puoi giocare in maniera psicologica con il soggetto perché li vedi poco tempo. Il vestito da c.t. però mi sta benissimo, ma le differenze tra fare l’allenatore della nazionale e di un club ci sono. Devo imparare velocemente”.
SERGIO DEMURU
30 Giugno 2024