Sono 700 le panchine di Claudio Ranieri in Italia. Sabato al San Nicola di Bari gli è stato tributato un applauso da parte dei ventimila sugli spalti che per un attimo hanno dimenticato che il settantunenne tecnico di Testaccio fosse alla guida dell’avversario di turno. Indubbiamente un traguardo non trascurabile, considerato che Ranieri ha vissuto un percorso costellato da ostacoli, ma anche da tantissime soddisfazioni personali, a cominciare dalla vittoria con il Leicester in Premier League nel 2016 in quella che fu definita “la più grande impresa sportiva di sempre”. E dire che, a parte le primissime esperienze con Vigor Lamezia e Campania Puteolana, ha cominciato la vera carriera di allenatore proprio da Cagliari, laddove riuscì a centrare la scalata dalla serie C alla serie A con due promozioni consecutive che lo fecero conoscere al grande pubblico. Erano gli albori degli anni ’90 e lui, dopo oltre trent’anni, è ancora sulla cresta dell’onda. Il suo “palmares” lo può con soddisfazione sbandierare ai posteri avendo nel frattempo guidato formazioni di livello, dall’Inter, alla Roma, alla Juventus, al Napoli, alla Fiorentina, per non parlare del Chelsea, del Valencia e chi più ne ha più ne metta. Predicare calcio è la sua missione e lo ha candidamente ammesso alla presentazione della sua seconda avventura cagliaritana ai primi di gennaio di quest’anno. Dopo tanto peregrinare in tutta Europa, Ranieri ha accettato un’ulteriore sfida proprio in terra sarda. Una sorta di scommessa: quella di riportare i colori rossoblù nella massima serie. Chiamato dal presidente Giulini al capezzale di una squadra che pareva in agonia ha saputo ribaltare la frittata, grazie alla sua esperienza da esperto navigatore. Ora il Cagliari ha una sua identità precisa, sa cogliere i tre punti in casa grazie ad una ferocia agonistica che prima mancava. È accaduto contro il Benevento allorquando, pur in sottonumero per l’espulsione di Altare, i compagni in campo hanno reagito riuscendo a centrare il bersaglio grosso con Lapadula. Certo, manca qualcosa ancora in trasferta, laddove i rossoblù spesso vengono meno in quelle che sono determinate componenti proprie della cadetteria, vedi cattiveria nelle congetture e determinazione nei contrasti. Ma il mister ci sta lavorando, in attesa di giocarsi tutto nei “play-off” di fine stagione, quando sarà necessario avere, oltre le attitudini tecnico-tattiche, anche altre opzioni. La strada intrapresa è quella giusta e l’ottimismo regna sovrano. Soprattutto chi scende in campo dovrà esser conscio che porta avanti una maglia legata ad un’intera regione e non circoscritta ad una sola città.