Fin dall’inizio della pandemia siamo stato chiamati a supporto delle attività di diagnosi con l’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi in ambulatorio o a domicilio e, nella campagna vaccinale, alla somministrazione dei vaccini a domicilio e presso gli hub vaccinali.
Questo nuovo modo di lavorare ci fa stare molto di più al telefono (riceviamo infatti centinaia di telefonate quotidiane, numerosissimi SMS e contatti su Whatsapp) e richiede una disponibilità continua. La maggior parte degli specialisti non sono raggiungibili a meno che il paziente sia disponibile a ricevere cure a pagamento.
Anche perchè solitamente è davvero difficile sapere a chi rivolgersi e senza ottenere risposte l’unica figura del SSN contattabile, a disposizione, è il Medico di Medicina Generale, presente 12 ore al giorno, rintracciabile telefonicamente o tramite internet, e il paziente – dato che è una figura conosciuta – sa dove poterlo trovare.
La criticità, però, è anche che il Medico di Base è solo, e spesso si trova a dover combattere contro i mulini a vento. Il tentativo di far da intermediario con l’Ospedale non ottiene quasi mai risposte (magari per contatti telefonici inesistenti), per cui è costretto a prendere decisioni, a volte su problemi prettamente specialistici, e non ha alternative.
Tale situazione unisce ancora di più il medico al paziente e mette ancora di più il Medico di base e il territorio al centro del Servizio Sanitario. Ma queste dinamiche oggi non reggono più, e hanno gli anni contati.
3 Marzo 2022
Medico di base